La galleria A arte Studio Invernizzi ha inaugurato martedì 4 dicembre 2007 una mostra personale di Gianni Colombo (Milano 1937 - Melzo 1993).
L’esposizione intende presentare un nucleo di opere significative che esemplificano i diversi momenti creativi dell’artista, dalla fine degli anni Cinquanta al 1992.
Interesse centrale dell’opera di Gianni Colombo è stato quello di stabilire un rapporto nuovo tra l’individuo e le strutture conoscitive proprie dell’esperienza umana, a partire da quelle percettive, ma intese da lui in un senso ampio, che coinvolge la dimensione corporea (estetica in senso originario) nel suo complesso. Tutto il lavoro di Colombo tende a questa riconfigurazione della relazione, fisica e psichica insieme, tra il singolo e lo spazio che lo circonda: questo legame viene da lui indagato attraverso opere in movimento (reale, visivo, ideale), che tendono a problematizzare le nostre consuete direttrici di esperienza del reale. Nel contraddire le usuali modalità dell’esperienza, Colombo intende renderci consapevoli della nostra posizione nel contesto in divenire dell’esistente, e soprattutto del nostro potere modificatore su di esso. L’identità cinetica e dinamica caratteristica dei suoi lavori è dunque immagine del divenire della struttura stessa dell’universo, che può e deve essere modificata dall’azione dell’uomo nel momento in cui questi ne diviene consapevole.
Tra le opere presentate in questa occasione, Strutturazione pulsante del 1959 è emblematica di questo aspetto: la struttura non è per Colombo entità conclusa, ma strutturazione, cioè entità in divenire dinamico, non conoscibile che per approssimazione. Sarà inoltre esposto un articolato gruppo di lavori appartenenti al ciclo dello Spazio elastico, elaborato a partire dalla fine degli anni Sessanta, che nelle grandi realizzazioni ambientali come nella sua declinazione oggettuale propone ipotesi di configurazioni spaziali modificabili e in continuo mutamento. Un altro lavoro in mostra, 0↔220 volt, realizzato alla metà degli anni Settanta, indaga la relazione con la tecnologia attraverso l’effetto straniante e al contempo evocativo generato da sequenze temporalmente determinate di intervalli luminosi; concepito per essere collocato ad angolo, esso testimonia anche di una vocazione architettonica che proprio per la sua intenzionalità estetico-didattica tende costantemente al paradosso, alla negazione delle categorie costruttive. Sino agli ultimi lavori Opus incertum e Spazio curvo, del 1992, nei quali l’investigazione spaziale attraverso una dinamica reale e tecnologicamente deformata produce effetti di sospensione e alterazione continue, che intendono sottolinare come, nel percorrere un qualsiasi luogo, non possiamo fare a meno di pensare con il nostro corpo.
Le opere in mostra riflettono quella che è stata la matrice dominante di tutta la storia di artista di Colombo: la convinzione illuministica e positiva di una tensione noetica dell’arte, per la quale lo spettatore/visitatore diviene elemento attivo, possibilità di apertura di nuove categorie, di nuovi paradigmi conoscitivi: in questo senso, un progetto etico, teso alla rifondazione della coscienza a partire dall’esperienza.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo bilingue contenente un saggio introduttivo di Francesca Pola, contributi di Carlo Invernizzi e di François Morellet, le riproduzioni delle opere presentate in galleria e un apparato bio-bibliografico.