02.03.2021 | 22.04.2021

In divenire. Michel Verjux

Michel Verjux
Au plafond, calage en angle (source au sol)
(un éclairage)

1. Quando un artista decide di lavorare nello e con lo spazio reale, sebbene con strumenti minimi, ci sono già molti elementi a sua disposizione. Non c’è nulla in questo spazio; non è il vuoto che scopre. Tutto cio che esiste, là, davanti ai propri occhi e attorno a sé, può diventare supporto dell’opera, a cominciare dal pavimento, il soffitto, le pareti, le porte e le finestre.

In modo chiaro e semplice e senza inutili aggiunte, l’opera può mostrare qualcosa a partire dallo spazio stesso.

Per mostrare - esporre - qualcosa e permettere che sia guardata e vista, bisogna che sia illuminata! E illuminare significa diffondere luce e distribuirla.

2. Con l’opera Au plafond, calage en angle (source au sol), come con opere simili, viene direttamente coinvolta la nostra posizione eretta, in quanto esseri umani.

Questa opera “verticale” non è una “colonna senza fine” ma solo un cono di luce proiettato come una “fontana”, nell’angolo all’interno di uno spazio architettonico... Una sorta di prova dell’accadimento, dell’atto e del segno dell’esporre.

Il cono di luce proiettato proviene da una fonte - un proiettore installato sul pavimento - che sale dal basso verso l’alto. La luce proiettata, giunta alla meta, la superficie piana di un angolo di soffitto, appare ai nostri occhi come un cerchio che illumina una porzione di spazio e che reinvia alla nostra stessa presenza.

3. Tra tutto ciò di cui l’universo ha bisogno - energia, materia e informazione -, la luce è, nella nostra vita di tutti i giorni, un agente fisico importante - al pari della materia, lo spazio, il tempo, ecc.

La luce è il materiale che prediligo nel mio lavoro. Ma non è la luce in sé (che cosa è una cosa in sé?) è la luce in atto in una situazione data: l’éclairage.

Ho concepito i miei primi “éclairages” nel 1983, prima per guarirmi dai desideri e bisogni inutili, in arte e nella vita in generale, e anche per guarire chiunque avverta e auspichi la stessa cosa.

Io non rivelo l’essere, nè il tempo nè lo spazio; io illumino il passaggio da un momento a un altro, da un luogo a un altro, da un segno all’altro!

Io non creo niente; io mostro - e immagino e rifletto a partire da ciò che è mostrato. Nella maggior parte delle mie opere, non c’è dell’umorismo; ma alla base del mio progetto d’insieme, c’è, è possibile, dell’ironia - una ironia primordiale.


Appunto per la galleria A arte Invernizzi di Milano, estratta dalle mie Notes numérotées à mon nombre de jours de vie, appunto n° 23 623, atelier du Père-Lachaise, Paris, 4 febbraio 2021.