La galleria A arte Studio Invernizzi ha inaugurato giovedì 6 febbraio 1997 una mostra personale di Rodolfo Aricò.
"Le opere per la mostra mi sono nate qualche tempo fa, quando, durante una visita serale al nostro Duomo e attirato da una musica che emanava da una profondità indistinta, fui suggestionato da una serie di enormi arazzi appesi che si susseguivano fra i possenti pilastri delle navate. Essi si presentavano a me con una pregnanza di contenuti spirituali che mi sembrava superassero quelli religiosi per costituirsi come presenze esistenziali nella loro grandiosa e pregnante oggettività. C'era qualcosa di misterioso in quelle presenze che mi apparivano dall'ombra oscura delle navate.
Certa modernità, nei suoi azzeramenti delle superfici, ha mortificato, nel suo barbaro superamento del profondo, non solo il vecchio perché antico e quindi anacronistico, ma il cuore della poesia, il crogiuolo del pensiero, il senso della vita che trascorre e della morte come continuità.
Quelle presenze, quelle indistinguibili figure rappresentate in quegli arazzi, mi guardavano; non ero io che guardavo ma loro guardavano me e sembravano interrogarmi. E con loro non mi sentivo solo, non ero più solo poiché ero con loro, insieme a loro, nella loro eco, nei loro sussurri, nel movimento del tempo che trascorre", così scrive Rodolfo Aricò nella lettera pubblicata in catalogo, edito dalla galleria, con un saggio introduttivo di Angela Madesani, un testo di Carlo Invernizzi e una serie di immagini fotografiche che documentano le principali mostre dell'artista dal 1963 ad oggi.